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LA
TOMBA DEI CAI CUTU DI PERUGIA
Ricostruzione della tomba ed esposizione del
corredo nella posizione originaria.
Nel
dicembre 1983 a Perugia, in loc. Monteluce, via
Madonna del Riccio, venne in luce fortuitamente,
a seguito dello sfondamento di parte della volta
del vestibolo, una tomba etrusca a più camere di
età ellenistica, inviolata.
L'occasionale rinvenitore provvide ad informare
i vigili urbani, i quali a loro volta
informarono la Soprintendenza Archeologica che,
intervenuta sul posto con proprio personale
poche ore dopo la scoperta, avviò le operazioni
di scavo e di recupero del materiale contenuto
nella tomba, che sono proseguite per diversi
mesi, data la necessità di procedere con ogni
cautela per non perdere alcun dato utile alla
migliore comprensione delle vicende della tomba,
utilizzata per più generazioni per circa due
secoli.
La tomba, a pianta cruciforme, scavata nel
terreno di origine sedimentaria su cui sorge la
collina di Perugia (detto localmente
"tassello"), è composta di una cella più ampia
con funzione di vestibolo, cui si accedeva dal
dromos o corridoio a cielo aperto, chiuso da un
lastrone di travertino trovato ancora al suo
posto, e da altre tre celle che si aprono su tre
lati del vestibolo.
Rimasta inviolata fino al momento della scoperta
sembra essere stata in uso per un lungo periodo
tra il III e il I sec. A.C.
Essa conteneva complessivamente cinquanta urne
cinerarie in travertino di tipo perugino (di cui
due rivestite di stucco) e un sarcofago in
arenaria, posto lungo la parete di fondo della
cella centrale, il quale costituisce la più
antica deposizione nella tomba.
Il sarcofago, privo dell'iscrizione recante il
nome del defunto, conteneva i resti di un
inumato.
A Perugia, infatti, prevale in età arcaica il
rito dell'inumazione, mentre dall'età
ellenistica, dal 3° sec. A.C. si afferma il rito
dell'incinerazione dei defunti, testimoniato in
questo caso da ben cinquanta urne cinerarie.
Quasi tutte le urne (48 su 50; solo due oltre al
sarcofago sono prive d'iscrizione) presentano
sulla cassa o sul coperchio l'iscrizione con il
nome del defunto e appartengono tutte ai membri
di un'unica famiglia, quella dei Cai Cutu.
Tutte le urne iscritte testimoniano formule
onomastiche pertinenti solo a individui di sesso
maschile.
La formula onomastica è composta da prenome,
gentilizio, spessissimo il patronimico (nome del
padre) e assai di frequente anche il matronimico
(nome della madre) seguito dal termine clan=
figlio.
Sono ora in corso le indagini antropologiche dei
resti degli incinerati che consentiranno di
verificare - fra l'altro - se effettivamente i
personaggi sepolti siano solo maschili.
I personaggi più antichi, sepolti per primi
nella tomba, presentano un nome di famiglia
composto da due elementi (cai cutu), che denota
con ogni probabilità un'origine servile del
capostipite della famiglia.
Nel corso del tempo i membri successivi del
gruppo familiare hanno eliminato dalla formula
onomastica il nome Cai che denunciava un'origine
servile, conservando solo il nome Cutu.
Nelle urne più recenti (deposte tutte nel
vestibolo), databili dopo l'89 A.C., cioè dopo
la concessione della cittadinanza romana,
l'iscrizione onomastica è latina: il gentilizio
etrusco Cutu è latinizzato in Cutius.
In una delle urne è ricordata anche la tribù
Tromentina alla quale furono ascritti gli
abitanti di Perugia.
Nella tomba si può perciò cogliere il passaggio
dall'uso dell'etrusco all'uso del latino.
Fra le urne cinerarie presenti nella tomba le
più notevoli sono le due urne probabilmente
deposte per prime, rivestite di stucco,
collocate ai lati del sarcofago in arenaria
nella cella centrale: esse, in particolare
quella con defunto semigiacente sul coperchio,
si riallacciano alla bottega che ha prodotto le
urne della famiglia velimnia (in latino Volumni)
del notissimo ipogeo perugino dei Volumni.
Le altre urne appartengono alla produzione
ellenistica perugina più corrente: esse
presentano sulla fronte motivi decorativi più o
meno complessi, una scena di banchetto, scene di
combattimento, una Centauromachia, una scena di
combattimento tra greci e persiani, semplici
motivi di rosette.
Nella tomba era conservato anche un Kottabos in
bronzo e i resti di una panoplia (cioè di una
armatura completa) scoperti sul pavimento della
camera di sinistra: uno scudo in bronzo, un solo
schiniere, uno spadone in ferro, due paragnatidi
in bronzo di un elmo di cui manca il casco.
La cella utilizzata per prima è stata senza
dubbio la cella di fondo, dove venne deposto per
primo il sarcofago, che certamente non è mai
stato spostato.
Quindi dovrebbero essere state deposte le urne
della stessa cella aderenti alle due pareti
laterali, cioè le nn. 2,3,4 da un lato e le nn.
8,9,10 dall'altro: queste urne, e probabilmente
soprattutto la n. 2 e la n. 8, non dovrebbero
essere state mai spostate.
Vennero quindi sistemate le due file di urne
davanti alle precedenti, a destra e a sinistra:
è possibile che nella fila a sinistra vi sia
stato uno spostamento delle urne con lo
scorrimento dell'urna n. 11 davanti al
sarcofago.
Sembrerebbe quasi che membri più antichi della
famiglia cercassero di stare il più vicino
possibile ai loro antenati.
Le urne nn. 11 e 12 e forse anche l'urna n. 13
dovrebbero appartenere ai fratelli.
I tre individui sono tutti figli di Arnu (forse
il personaggio dell'urna n. 2) e di una donna il
cui nome al genitivo è reso in due casi con
Feviunial e in un caso con Fevual.
In altri casi le urne potrebbero aver subito nel
tempo qualche spostamento.
Nel vestibolo, a sinistra della porta
d'ingresso, era un cumulo di ceramica - in parte
frammentaria - e di ossa di animali: si tratta
con ogni probabilità dei resti dei pasti funebri
in onore dei defunti.
Dopo lo studio e l'impegnativo restauro dei
materiali si è organizzata la esposizione del
complesso dei materiali provenienti dalla tomba.
Purtroppo, le pessime condizioni di
conservazione della tomba, scavata nel terreno,
non consentono la esposizione del materiale
nella tomba stessa.
Si è perciò deciso di esporre tutto il materiale
nel Museo Archeologico Nazionale di Perugia,
riproducendo la tomba e la sistemazione dei
materiali all'interno; in tal modo è
immediatamente percepibile il sovrapporsi e lo
stratificarsi delle deposizioni all'interno
della tomba nel corso di circa due secoli.
La tomba costituisce un importante documento per
la conoscenza della vita a Perugia in età
ellenistica, dal III al sec. A.C.
L'esposizione sarà mantenuta come un settore del
Museo Archeologico Nazionale di Perugia. |
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Planimetria della tomba |
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